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      In questa eguale mia angustia di tempo, tra il ritorno di lei e la partenza di me, credo sarà bene che io gliel'applichi tutta in un boccone. No? Sì? Dic.
      Fra poco passerò alla casa Pazzi il tuo plico per Michele e le tue notizie gastronomiche per Carolina. Costei si sentirà accesa di virtuosa invidia e punta di generosa emulazione udendo la storia de' materni banchetti. Peraltro credo che Orazio parlasse anche di lei quando cantò il Pindarum quisquis studet aemulari.
      E certo, perdinci, che se anch'io recandomi a visitare amici (specialmente non sanissimi) da un paese all'altro, trovassi impostata sul portone una cassa crociata, mi sentirei invasato da un tremore di tutti i nervi della mia persona. Che aveva da sapere la povera Annamaria che proprio in quel giorno una vecchia di settant'anni si era presa la libertà di morire sotto la suola delle tue scarpe? Cosa da voltarsi la bocca dietro.
      Circa gli Sc. 1:50 di agosto per Carolina ti debbo fare la seguente avvertenza. Il primo del mese, trovandosi la madre di lei con molto morbo e senza affatto quattrini mi domandò cinque paoli a conto, né io ebbi cuore di negarli. Tu dunque non dovrai dare più che uno scudo per simile articolo.
      Convien dire che il Bassanelli sia composto di bassanella per reggere saldo, anzi per risanare, fra tanti urti e atmosferici e professionali. Digli per me: Tibi gratulor, mihi gaudeo, e vatti con Dio.
      E sicuramente che mi saluterai il Card. Micara quando tornerà. Diancine! Esser ripartito quando io mi disponeva a salire alla sua rocca!
      Ho risposto a tutto? No, manca qualche paroletta sulla mia salute. Zoppica come Asmodeo dopo la démêlée avec M. Pillardoc. Le medicine fanno effetto nelle mie viscere quanto i veccioni sul cuoio del buffalo d'Affrica. Bella gloria aver le viscere buffaline! La cassa del mio petto pare un violino dato sulla testa di uno scolaro, proficiscente come la discepola del Cianciarelli, la famosa pianofortista che succhiò il latte dalle poppe di Madama Pazzi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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