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      Questo generale giudizio è esattissimo e vero quanto il proverbio arabo, quantunque sembrino fra loro in contraddizione. Dicendo il proverbio la saggezza si acquista non già col viver molto ma col vedere, e perciò non essere nel numero degli anni ma bensì nel cervello, viene a significare che se l'uomo aspettasse dal solo tempo la lucidità della mente e la umana prudenza vivrebbe ingannato dal suo proprio giudizio. Deve egli assiduamente affaticarsi in migliorare le sue facoltà intellettuali e correggere le inclinazioni del cuore, affinché, giunto a vecchiezza, la sua sapienza e la sua giustizia non sieno state il solo frutto degli anni ma sì ancora la conseguenza de' suoi virtuosi esercizii. Quindi fra due persone studiose di migliorarsi, l'una giovane e l'altra vecchia, questa avrà più senno di quella perché operarono in suo prò e gli anni che corsero e lo studio che nel loro corso gli accompagnò: laddove quella non possederà fuorché il beneficio del sapere, il quale però si acquista e cresce col beneficio degli anni. Dammi, o Ciro, un giovane stato sempre solerte, e un vecchio stato sempre accidioso, ed io ti dirò subito: ha più senno il tuo giovane; ed in ciò si verifica pienamente il proverbio arabo. Ma di un vecchio e di un giovane vissuti sempre entrambi innamorati della sapienza il vecchio godrà il privilegio di un maggior senno perché ebbe più tempo di acquistarlo col molto ed assiduo contemplare. Né senza motivo diede Iddio alla gioventù vivacità di spirito e capacità d'intraprendere: somministrò così ad esso i mezzi di farsi forte nel bene. Negletti que' fecondi semi a lui posti nell'anima e soffocate nella ignavia le buone disposizioni dello spirito e del cuore, l'intelletto muore prima dell'uomo per difetto della prima cultura. L'ultima età della vita può conservare ma non già fare acquisto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





Ciro Iddio