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      Se Iddio mi concede tant'altro di vita da vederlo adulto, spero di lasciarlo nel mondo uomo onesto e onorato.
      Seppi purtroppo la perdita lagrimevole da noi fatta nel virtuoso Antinori. Morì egli il sabato, e nel seguente lunedì già io lo piangeva, dolendomene con quanti mi capitavano avanti. Mi prese anzi in mal punto la luttuosa notizia, avendomi trovato infermo, e però in maggior disposizione a risentire la tristezza dei dolenti annunzi. Ottimo uomo! In età ancor sì fresca mancare alla vita, agli amici che lo veneravano e alle lettere che egli illustrava e coi costumi e colle opere! Compatisco al vostro dolore e vi credo. Voi che avete sempre vissuto con lui in uniformità di studi e di sentimenti! Vi sarò gratissimo della elegia che mi promettete e che mi giungerà cara tanto pel soggetto quanto per chi lo trattò. Credo che in essa avrete fuso il concetto espressomi nella vostra lettera cioè: Si diradano assai quelli dell'antica scuola: ed oggi chi resta? i pazzi guastatori d'ogni bell'arte. Amen.
      Abbracciate per me il mio Ciro, e ditegli essersi da me ricevuta la lettera sua del 28 gennaio insieme con i libri, e tutto ciò pel mezzo del cortesissimo Sig. Marchese Rodolfo Monaldi. Io gli risponderò non appena avrò da lui avuti i dettagli de' voti del trimestre, secondo il solito. Intanto io gli aspetto assai buoni, presso quanto me ne avete detto voi in genere.
      Amate il vostro aff.mo e devotissimo amico e servitore.
      G. G. Belli
     
      LETTERA 357.
      AD AMALIA BETTINI - LIVORNODi Roma, 26 febbraio 1839
      Mia cara Amalia, pare insomma che Livorno sia per me un luogo di propiziazione. Tutte le vostre lettere mi giunsero date da codesta benedetta città, non esclusa pur quella ultima del 3 luglio 1837 su cui invece di Bologna scriveste Livorno. Fra Livorno e me esisterebbe in voi forse un'idea intermedia, una immagine riconciliatrice, un influsso di grazia, che scendendovi in cuore ve lo ammollisca e vi faccia dire povero Belli?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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