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      Mi è stato detto che attualmente è troppo occupato. Sia vero?
      La tua lettera del 10 mi è stata ritardata di un ordinario perché i letterati ministri di questo uficio postale avevano preso lo scherza pel cognome d'indirizzo, e il Belli che gli restava sotto era loro sembrato una cerimonia di più.
      Tutte le tue novità io già le sapeva. Il Biondi, il fabbro, il Parrasio, la polveriera, l'accademia... tutto insomma. Le spie mi costano un occhio, ma poi mi servono bene.
      Tu te la sei già presa con quel povero anonimo, autore del sonettaccio che mi trascrivi. E qui è uscito un altro scardafone, scritto da un somaro più orecchiuto del tuo. Ferretti lo ha già avuto da un pezzo. Non so se te l'ho comunicato. Comunque sia, leggilo un po' qui, e vedi che razza di tartari emetici debbono a' giorni nostri ingoiarsi a stomaco vuoto.
     
      [È trascritto il sonetto "Ai Musicomani"].
     
      Le cose dette nella sesta fetta di questo pasticcio sono qui realmente accadute a gloria della Sig. Erminia Frezzolini; ma che c'entrava quel Sig. Dottore d'anonimo a metterci bocca? Ha però avuto una buona fischiata e buon pro gli faccia. -
      Intanto di' all'anonimo tuo che scriva pio costume e abbandoni l'altra lezione del bel costume. Il verso scenderà più armonioso, converrà meglio alla natura del soggetto, e diversificherà dai bei modi canori che lo precede al 3° verso. Io direbbe accussì: lui poi facci la pasce sua.
      Con quell'acchiappatina del mento fra l'indice e il medio etc. mi avete tutta l'arietta di Don Abbondio nel vicoletto. Peraltro ingrassatevi un po' più, signor Abate: se no vi prenderanno per Don Abbondio dopo la peste. - Sì, Ciro si è portato bene, e domenica 8, giorno della solenne premiazione, oltre a diversi libri si pizzicò una medaglia d'ariento, appiccatagli al petto da Mons. Delegato. Insomma ha ottenuto a scuola ciò che non ottenni io all'accademia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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