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      E va ottimamente: dopo lo studio le ricreazioni, e dopo queste un'altra volta lo studio. Una simile alternativa giova mirabilmente allo sviluppo dello spirito e alla conservazione del corpo: i due più preziosi beni della vita civile e naturale. Come devi essere attualmente affaccendato con queste commediole! Mi par di vederti serio serio in un cantuccio della tua stanza a ripassare le tue parti e meditarvi sopra onde assumere efficacemente i caratteri precisi che in quelle sono sviluppati. Sì, sì, va bene: cerca di penetrarti de' personaggi che devi rappresentare, e quando sarai sulla scena procura dimenticarti per un momento la tua sociale persona e il tuo nome di Ciro. Tu non devi essere allora nulla di quel che sei. Le situazioni in cui la commedia ti metterà debbono parerti vera cosa, debbono operare in te come altrettante realtà della vita, debbono farti credere che tu non reciti ma sì che tu operi e parli per impulso di non finte contingenze. Così gli attori giungono a commuovere se stessi, condizione essenziale per trasportar gli uditori, l'animo de' quali rimarrà sempre freddo dove non lo seduca il prestigio del verosimile. - Dunque teatro, accademie, balli, maschere, forse qualche cenetta... bagattelle! Ed io? io me ne sto in casa e al tavolino, pensando alle tue contentezze che mi equivalgono a qualunque più lieto sollazzo.
      Mi ha molto soddisfatto l'udire che tu sia rimasto sorpreso della bellezza dell'antico sepolcro da te visitato. Dev'essere lavoro etrusco, perché di simili antichità abbonda il territorio della famosa Turrena. Prendo augurio dal tuo diletto presente della soddisfazione che tu proverai a Roma, dove avrai ad ammirare infiniti avanzi dell'antica magnificenza. Vedrai cose immense, e di bellezza superiore ad ogni elogio non solamente ma ancora ad ogni aspettazione.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





Ciro Turrena Roma