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      Vi ripeto però, e ve lo assicuro sull'onor mio: me ne occuperò; e spero che Dio vorrà benedire questo mio ardentissimo desiderio.
      Tanto nel 17 cadente quanto nel 29 febbraio vi scrissi intorno al Sig. Can.co Fedeli. Nulla ho mai più saputo di lui per quante ricerche e ambasciate io abbia impiegate a muoverlo dal suo silenzio.
      Sono costretto a lasciarvi perchè suona l'ora dell'impostare.
      Vi abbraccia e vi desidera tranquillità
      Il vostro amico veroG. G. Belli.
     
      LETTERA 385.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 3 aprile 1840
      Mio carissimo e obbligantissimo amicoMentre in riscontro alla Vostra carissima del 24 marzo correva verso di voi la mia del 28, Voi con abbondanza di cortesia mi scrivevate l'altra del 29, la quale mi è giunta coll'inserzione dell'ordine di scudi 30, tratto a mio favore il 28 dal Conte Filippo Vostro fratello su questo Sig. Paolino Alibrandi. Io ne andrò a procurare l'incasso e ne manderò l'equivalente, siccome mi dite, in saldo dei due ultimi trimestri del 1839 sul sequestro circa il Marchese Trevisani di Fermo, notando i residuali paoli a conto del primo trimestre dell'anno corrente. Non mi pare che il Sig. Can.co Fedeli verrà a farmi alcun'altra parola intorno a quest'affare; ma se mai ciò accadesse io gli risponderei secondo le precise Vostre parole.
      Le mie obbligazioni verso la operosa Vostra amicizia van crescendo ogni giorno, e vorrei almeno mostrarmivi grato col soddisfare il Vostro pio desiderio verso la preziosa memoria di quel padre che sì a ragione piangete. Prego quindi da Dio tanto di agio e di serenità nella mia mente che mi basti a corrispondere alla fiducia da Voi riposta in me per la funebre elegia al sepolcro dell'illustre defunto. Torno però a supplicarvi, mio caro Neroni, di starvi contento a non tanta sollecitudine, perché per ora mi riuscirebbe impossibile.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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