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      Il tuo aff.mo padre
     
      LETTERA 417.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 10 aprile 1841
      Mio carissimo amicoDimani è pasqua: cominciamo dagli auguri. Felicissime feste e felicissima vita a voi e alla vostra famiglia.
      Eccovi, e me ne vergogno, una elegiaccia pel fu vostro buon padre. Risponde al concetto che mi suggeriste: cioè un figlio sulla tomba del padre. Caro Neroni, prendete quest'infima cosa, spremuta a forza da un cervello addolorato e da un cuore tutt'altro che disposto all'esercizio delle lettere. Ma a voi io non poteva dir no; e la vostra amicizia è stata la mia Musa. Se ne volete fare qualche uso (e sarebbe meglio il contrario) tacete pure il mio nome; e quando mai la facciate ricopiare, avvertite lo scrittore di attenersi esattamente alla ortografia e specialmente alla interpunzione dell'originale. Vi annetto qualche importanza, e più che a tutto il complesso del testo.
      Perdonatemi di nuovo, Neroni mio: adesso né io so né posso far meglio. Vi basti il buon volere.
      La vostra del 24 febbraio mi dava lusinga di potere quanto prima aver qui l'importo del secondo trimestre dello scorso anno 1840 sul sequestro Trevisani, e in seguito i successivi. Forse sarà accaduto qualche altro imbroglio: pazienza! Unito al dispiacere di questa sì lunga interruzione di pagamenti ho insieme il rammarico de' vostri disturbi. Ma voi siete buono amico, e, come padre anche voi, comprenderete che io m'angustio a ragione di vedermi ritardato da codesti Signori un danaro che per mio figlio è pane nello stato attuale delle sue finanze. Ed ora che son presso a riprender meco questo figlio, crescono le mie urgenze per istabilirlo qui. Ah! mi va tutto a traverso.
      Vi ricorderete avervi io altra volta richiesto per lettera un altro esemplare dell'opera vostra su Ripatransone. Quello primo mi fu forza cederlo all'autore dell'articolo che gliene feci mettere sul giornale arcadico.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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