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      Tu però mi scrivi nello stesso giorno 21 dicendomi il contrario; ma forse potrà essere la consegna accaduta dopo l'impostamento della tua lettera. In caso contrario prenditi il pensiere di far praticare premure e ricerche al ricapito del Petrini, presso gl'indizii da me dati in questa mia lettera e nell'antecedente del 14.
      Per comunicarti un po' di lume sulle cose che attualmente qui mi ritengono, e che già ti dissi dover riuscirci assai utili, ti faccio sapere che io sono stato impiegato. Questo è il primo e più difficile de' due avvenimenti che ti dissi doversi verificare. Il secondo poi dovrà accadere nel prossimo gennaio, nel qual mese, previe alcune condizioni indipendenti da me, si parlerà e del mio titolo d'impiego e del trattamento che vi sarà annesso. Intanto io non sono che un collaboratore del Segretario d'uno dei più distinti Dicasterii di Roma, e nulla più percepisco che l'antico mio soldo d'impiegato quiescente. In gennaio o si risolverà tutto in fumo (ciocché però è assai difficile) o riceverò un titolo molto onorifico e uno stipendio non mediocre. L'orario del mio impiego è ogni giorno (meno le feste) di ore sette continue, dalle 9 cioè del mattino sino alle 4 pomeridiane. Un po' gravoso per verità; ma per me tutto è lieve ciò che può contribuire alla miglior tua sorte, e all'ottenere per mezzo delle mie fatiche che tu non sia forzato a strozzare i tuoi studi e la futura tua professione pel bisogno di guadagnare più presto i mezzi di un comodo stato. A voce ti spiegherò meglio le cose.
      Nel mio stato di attual dipendenza tu vedi non essermi più lecito né facile il dirti precisamente il giorno della mia partenza. Spererei però che potesse questo accadere col corso di diligenza dell'8 settembre, la quale partendo di qui alle ore 8 antimeridiane di ogni mercoldì viene direttamente a Perugia e vi arriva alla stessa ora del giorno consecutivo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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