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      Faccio dunque così: ti scrivo due righe per questa ultima città, tanto per darti mie nuove se mai ti capita il destro di andare alla posta; e dirigo poi il presente mio foglio a Macerata, dove lo troverai allorché vi sarai giunto. Per tal modo in qualche luogo ti coglierò.
      Alla Sig.ra Cangenna rispondo direttamente in questo stesso ordinario, ringraziandola delle cortesie usate a te dalla sua famiglia.
      Martedì 12 si aprì il teatro Alibert colla Vestale di Mercadante e col ballo La zingarella del Fabbri. La Musica fu ben cantata perché la Gabussi, Balzar e Scalese son quel che sono. Il tenore Borioni si trovò passabile. Egli supplì al Conti, infermo. Nel ballo poi si sprofondò un certo impalcato, e ne restarono alquanto sciancate (meno però di quanto si temesse) alcune ballerine, fra cui la Bretin. Il Sig. Bretin, colla spada alla mano, inseguì l'impresario, il macchinista, il falegname, e voleva ammazzare il genere umano. Non morì però alcuno, ma il ballo terminò così, e si calò la tenda. Ha dovuto poi esser sospeso queste altre sere, e torna oggi in iscena, essendo guarite le indoliture delle varie virtuose che ribaltarono. Ringrazio la buona sorte che in quella serata io non intervenni allo sciagurato spettacolo.
      Ho letto a molti il tuo articoletto faceto sulla figlia dell'Atmosfera, sulla olim Francesca ed oggi Fanny. È stato da tutti trovato gustoso e frizzante, specialmente nel crocchio di Tosi. Il tuo giudizio poi combina con quello di altri non prevenuti da entusiastico spirito di partito. Le cose convien vederle quali sono, e non già come ce le rappresenta la fantasia riscaldata. Di questi riscaldamenti, grazie al cielo, tu non ne patisci, e potrai perciò essere sempre in grado di descrivere i fenomeni della vita civile, anziché crearteli per imporre al Mondo colle fantasmagorie della immaginazione e col gergo tristo de' ciarlatani.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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