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      Già mi era nota la rottura della nuova ed ora vecchia campana di S.a Maria Maggiore, partecipatami da Biagini: anzi ne scrissi a Nannarella il 18, facendo onorevole menzione del Campanaio artefice e del Campanaio di sagrestia, i quali forse si scapiglieranno a vicenda.
      Godo tanto e poi tanto del miglioramento di Fortunato Viotti. Quanto deve aver sofferto il povero padre!
      Noi, Checco mio, partimmo di Terni la mattina del lunedì 18, e giungemmo in questa amena Perugia alle 9 antimeridiane del martedì 19. I due fratelli Carlo ed Ettore Marchesi Monaldi, perugini e già compagni di collegio con Ciro, erano pochi dì prima venuti a trovarlo in Terni, e poi ne ripartirono. A Spoleto, dove si trattennero qualche giorno presso una lor sorella colà maritata a un altro lor compagno nel detto istituto, ci riunimmo con essi, e tutti e quattro insieme venimmo a Perugia. Qui tutti al solito ci colmano di gentilezze, e Ciro specialmente è cercato dalle migliori famiglie. Ho una gran tentazione di lasciar Roma e stabilirmi a Perugia. Di questa mia tentazione non tenerne motto che col nostro Cianca. Misterissimo con chiunque altro. L'unico ostacolo sarebbe il dividermi da te, da Biagini, da Ricci, e da pochi altri amici. Salutameli tutti quando li andrai vedendo.
      Tu conosci chi amo e stimo. Ciro ed io ti abbracciamo di cuoreIl tuo Belli.
     
      Non ho mai potuto sapere il numero del tuo portone, benché ne abbia richiesto a Biagini due volte. Dimmelo tu in nome di Dio.
     
      LETTERA 481.
      A FRANCESCO SPADA - ROMADi Perugia, lunedì 15 settembre 1845
      Sor Checco
      E, se è lecito alla dimanda, gl'impicci e la fiaccona producono in voi l'affetto di mettervi il diavolo in corpo che vi dêtti lettere di 111 righe a occhi di pulce e figura di ferratella? Ho io però una fiaccona più giudiziosa, e più penetrata del fine a cui l'ha Iddio destinata.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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