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      Come pertanto potete voi ora chiedermi un poco di pazienza finché vi accertiate della cosa col riandare a le vostre riscossioni, e le ricevute da voi rilasciate, e i pagamenti fattivi dalla cassa? Queste ricerche, da voi portate al numero di tre, sono invece una sola e semplicissima, per la quale, ad ogni modo, basta un solo istante, mentre pure da luglio, in cui vi spedii il bilancio, sono ormai scorsi ben cinque mesi. Per tener sempre in ordine questo conterello di dare ed avere vi bisognava non più che un pezzetto di carta grande come una ricetta di medico; ed altronde non potevate né potete trascurare il pronto disbrigo di una lievissima verifica sì interessante la vostra delicatezza, la quale per la nostra antica amicizia sta a cuore anche a me. Ma infine io ho urgenza del danaro, e torno a pregarvi di farmelo giungere.
      Conservo io presso di me, già stesa pel bisogno, una completa e lucida storia di tale affare, ricavata dalle date e somme delle riscossioni da voi eseguite ab-origine, messe in raffronto tanto colle date e somme delle rimesse da voi fattemi, quanto colle date ed espressioni di tutto il nostro carteggio. Simile storia è ignota sinora benanche a mio figlio, ed io bramerei restasse inutile per convincervi sino a qual punto io vorrei valutare la stima ed amicizia che mi dite desiderar conservata fra noi.
      Terminiamo adunque subito e in pace siffatta pendenza, ed evitiamo quanto di disgustoso e indecente potrebbe altrimenti derivarne qualora vi piacesse contrastarmi la soddisfazione di mandar quieta ed occulta a chiunque altri una differenza nata fra due vecchi amici a cui ripugna il rinunziare al loro scambievole affetto.
      Non mi rispondete pertanto più in modo equivoco ed evasivo, siccome, diciamolo liberamente, usate già da qualche anno; e ritorni così la buona intelligenza fra noi, o, per meglio dire, mantengasi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963