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      Ma come è possibile che in un sì tenero corpo non si possa rimediare a una lussazione di un femore? Sarebbe invero una terribile fatalità.
      Per quanto le umane parole siano sterili mezzo di conforto per un cuore esulcerato, pregovi pure di non disgradire le mie, ricordandovi che in danni di simil natura null'altro è concesso ad un amico per sollevare la tristezza dell'amico angustiato, fuorché l'esortarlo a portare in pace quel che preso con irato animo non farebbe che sempre più divenir doloroso ed acerbo. Altrettanto vi dico circa alle molestie della vostra salute, suggerendo a voi quella medicina che trovo buona per me nel mio stato permanente di sofferente, mentre dal 12 dicembre a questa parte son per me più i giorni di letto che quelli di libero moto.
      Sono colla solita amiciziaDi Roma, 3 febbraio 1846
      Il vostro aff.moG. G. Belli
     
      LETTERA 488.
      AL PROF. GIUSEPPE IGNAZIO MONTANARIDIRETTORE DELL'ACCADEMIA DE' RISORGENTI - OSIMO
      [28 marzo 1846]L'onore compartitomi da codesta illustre Società scientifica e letteraria coll'inscrivere l'oscuro mio nome nell'albo accademico, m'impone tanta maggior somma di gratitudine in quanto che, non provocato da alcuna mia preghiera, vennemi tutto da spontanea benignità del Cortese Consesso.
      In questo mio riscontro pertanto all'umanissimo foglio del 12 corrente mese, col quale la S.V. Chiarissima si compiacque inviarmi l'immeritato diploma, io affido supplichevole alla bontà di Lei la cura di significare alla rispettabile Accademia gli umili sensi del mio riconoscente animo, e insieme con essi il rammarico vero che provo nel sentirmi incapace di contribuire in niuna parte alle glorie dell'Instituto, poiché la mia mente, stata già sempre scarsissima, trovasi ridotta oggi al nulla per un continuo mal-di-capo a cui dar vogliono i pratici il poco leggiadro caratere di atonîa cerebrale.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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