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      alle ore 11 1/2 antimeridianeCarissimi figli miei
      Qui sulla mia poltrona, in presenza del buon Giacomo Ferretti che è venuto a visitarmi e darmi le nuove del vostro felice arrivo costì a un quarto di notte, vi scrivo queste due righe per rallegrarmi con voi di tale notizia, e per aggiungervi che io sto meglio come già avrete capito dalle prime parole della presente. Nella scorsa notte, mentre io udiva diluviare, mi andava irritando col tempo che sembra voglia invidiarvi il vantaggio che potreste ritrarre da codesta aria se fosse serena. Ma come si fa? Né il tempo né i tempi ce li possiamo fabbricare da noi.
      Questa famiglia Mazio vi saluta affettuosamente, e così Biagini, e così pure Spada.
      Abbracciate per me il poliglotto Messer Luigi, divertitevi quanto, come e quando potete, e ricevete da me baci e benedizioni.
      Il V.o aff.mo padreG. G. Belli
     
      LETTERA 510.
      A CIRO BELLI - FRASCATIDi Roma, mercoledì 11 aprile 1849
      ore 5 pomeridianeCiro mio caro
      In questo punto Ferretti mi manda la lettera tua e di Cristina scritta ieri dopo il pranzo di casa Angelini. Questa mattina, quando egli è venuto a vedermi, la lettera non erasi ancora ricevuta.
      La mia salute va meglio, ma il tempo non mi permette ancora di metter fuori la capoccia, come tu dici.
      Mando subito Tonino in casa Ferretti a portargli queste due righe di mia risposta, perché Vincenzo non si è trattenuto ad aspettare se io avessi nulla da dire.
      Il mio cugino Gigi Mazio desidera ciò che ha scritto nel qui accluso foglio. Vedi di occupartene.
      Abbraccia la nostra Cristina e Gigi, e saluta la Welisareff e Casa Angelini.
      Ti stringo al cuore.
      Il tuo aff.mo padre
     
      LETTERA 511.
      A CIRO E CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, giovedì 12 aprile 1849
      alle ore 7 Vespertine
      Miei dilettissimi figliAvrei questa mattina voluto metter fuori la capoccia all'aria aperta; ma non Signore, il tempo non ha voluto, e il sor Giuseppe ha rincacciato dentro il guscio le corna e la testa come fa la lumaca.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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