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      E qualora a quest'uopo non troviate convenienti occasioni, impostateli al mio indirizzo, prelevandone l'importo della spesa che per ciò dobbiate incontrare.
      Lo ripeto, io mi mostro verso di voi troppo importuno, ma spero che me ne vogliate perdonare in grazia dell'amicizia e parentela che passa fra la vostra e la mia famiglia.
      In questo incontro pregovi interrogare il Ligobbi sulle sue intenzioni intorno al nuovo triennio incominciato col 30 Settembre, facendogli valutare le ragioni che io espressi a Voi ampiamente nella suddetta mia lettera del 10 ottobre 1850.
      Mi farete cosa graditissima dandomi individuali notizie sì vostre che de' vostri figli.
      Riguardo a me ed a' miei poco di buono posso dirvi. Dal primo di luglio sino ad ora tra la famiglia mia e quella di mia nuora (che sono quasi unite abitandosi da entrambe in due contigui appartamenti) sonosi sofferte tra padroni e servitù, dieci malattie quali più, quali meno gravi, una poi mortale, cioè del mio nipotino che da cinquanta giorni è tuttora infermo, ed un'altra toccata al padre di Cristina, il quale non potrà più riaversene, essendo caduto in invincibile cronicismo. Eccovi la lista degli infermi. Io, Cristina, il figlio, il padre, lo zio, il fratello ed una delle due sorelle di lei, la donna dei parenti di essa Cristina, la donna di casa mia, e finalmente per due volte la balia del mio povero nipotino, giacché sappiate ancora che stante la malattia nervosa di Cristina si dovè prendere in casa una balia. Il dettaglio di tutti questi guai sarebbe così lungo e intricato da impiegarci più fogli di carta. Basti dunque il poco che ve ne ho detto, per dimostrarvi le angustie della mia casa.
      Condonatemi tutti questi fastidii, ricevete i saluti di Ciro e Cristina, compiacetevi di riscontrarmi, e credetemi sempre ecc.
     
     
      LETTERA 539.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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