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      Di Roma, lunedì 14 novembre 1853
      alle 11 antimeridianeMiei carissimi figli
      Ricevo e riscontro la graditissima vostra data l'11 di Perugia e giuntami in questo momento. E in questo momento voi state dunque viaggiando per Terni, a traverso di brutte, fosche e noiose montagne, viaggio che deve rendervisi ancor più ingrato per la brutta giornata, se in codeste parti è così scura e piovosa come qui a Roma. L'unico vantaggio consiste nella brevità di sole miglia 18. Dio vi porti sani e salvi fino fra le nostre braccia, secondoché sani e salvi v'ha sempre condotti!
      La Teresuccia nostra sta bene, e va continuamente a spasso quando il tempo lo permette; e l'ha quasi sempre permesso. Questa cara bambina spiega grazie tutte proprie d'una affettuosa feminuccia. Smaniata per far fare la ninna a tuttociò che le capiti innanzi, ma specialmente alle scopette, e, fra le scopette, dà preferenza alla mia. Avanti a tutte le madonne che col bambino in braccio pendono dalle pareti di casa nostra, ella vuole arrestarsi, e battendosi la manina sul petto intuona la cantilena promotrice del sonno. Fra tutte le cose poi che ama di afferrare, predilige i quattrini. Mi fa con ciò sempre ricordare quella creatura che interrogata a chi volesse più bene, se cioè al papà o alla mammà, rispose: a li cadini.
      Sabato a mattina vedemmo arrivare il caro Pietro, che venne per un suo affare con Ricci. Portò seco il figlio Luigi, bel ragazzo di dieci anni. Potete figurarvi le contentezze della buona Matilde! Schizzava gioia da tutte le parti. Ripartirono i forestieri ieri al giorno dopo il pranzo, pranzo in cui, naturalmente, entrarono i maccheroni.
      Sonosi in casa Massani ricevute negli scorsi giorni due lettere di Firenze, del Sig. Sloane e della Sig.ra Amici, piene entrambe di rammarichi per non aver potuto far nulla a vostro favore in quella città.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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