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      ore 4 1/2 pomeridiane
     
      Rividi il nostro Ciro ieri ad un'ora di notte, sano e salvo, ma rammaricato dell'aver dovuto separarsi da te e da Teresa, e ciò senza nessuna sua colpa ma per necessità delle sole circostanze, contro le quali la miglior volontà della terra riesce più debole di una pagliuzza. Né posso portarci rimedio pur io, divenuto ormai il più logoro, impotente e inutile arnese della famiglia. Non ci rimane dunque a tutti che abbassare il capo e compatirci l'un l'altro. Mi figuro i mali umori della pupa, allontanata improvvisamente dai luoghi e dalle persone a lei familiari, adesso che ha mente tanto più sviluppata. E tu, povera figlia, secondo il solito a tribolare!
      Il mio reuma prosegue a tormentarmi con tosse la notte. Oggi sto ancora in letto: dimani però mi alzo per non diventare una pizza da stufa. La ricetta che mi lasciasti per mostrarla a Maggiorani era quella di cui egli ti aveva parlato: la robbia tintoria, da prendersene (volendosi prenderla) una cartina a pranzo e una a cena.
      Ti prego di salutarmi la buona Sig.ra Chiaretta. Bacia Teresa, e ricevi mille benedizioni dal tuoaff.mo Papà
     
      LETTERA 586.
      A CRISTINA BELLI - FIUMICINODi Roma, sabato 10 marzo 1855
      ore 10 1/2 antimeridianeFiglia mia
      La tua lettera di ieri, consegnatami da Ciro al suo felice arrivo, mi ha commosso di gratitudine, mia cara e buona Cristina. Non darti troppa pena però. I reumi, specialmente di petto e di testa, sogliono essere sempre un po' ostinatelli, tantoppiú quando attaccano persone di età avanzata e di fragile complessione e sotto la sinistra influenza di una stagione ambigua e di un'atmosfera variabilissima. Intanto sto in piedi, bevo da tre mattine un buon mezzo bicchiere di latte vaccino, da cui non ricevo (almeno fin qui) molestie di digestione, e sto aspettando pazientemente il termine di questo strascico di malannuccio.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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