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      Nella vecchiaia si risorge assai lentamente, quando pur si risorge.
      Ciro mi scrive: la salute della pupa è alquanto migliore. Bisogna contentarsi: lo capisco: ma pure quell'alquanto mi pare poco e non mi appaga pienamente. Vorrei udire un bene assoluto. Aspettiamo, e forse vorrà Iddio consolarci.
      Manco male che le vettovaglie van calando di prezzo. L'agnello otto baiocchi la libra. È vero che è di cattiva qualità, ma almeno costa quasi niente, ed abbiamo ora in esso una bella risorsa. Beata la povera gente!
      Secondo le parole di Ciro, se mai questa sera non lo vedessi, non mi prenderò pena, ma ne attribuirò la cagione a mancanza di mezzi di trasporto. Mi pare di sentirlo come deve egli essersi teco vantato di averti ricondotto il buon tempo! Certo è che in questo, se non certamente in altro, egli non ha cattiva fortuna. E perciò facilmente arrischia; ma badi, perché poi vien la volta che la paga per tutte.
      Chiara e Barbara abbracciano cordialmente te e la pupa, siccome faccio io mentre entrambe vi benedico.
      Il tuo aff.mo Papà.
     
      LETTERA 591.
      A CRISTINA BELLI - FIUMICINODi Roma, venerdì 13 aprile 1855
      (ore 5 pomeridiane)
      Mia cara Cristina
      Martedì al giorno (10) dicevami il figlio del capitano che difficilmente sarebbe in quella sera giunto Ciro in Roma, ma che potrebbe certamente arrivare nella susseguente sera del mercoldì nella Diligenza con cui esso Sig. D'Angelo e le sue sorelle andavano a partire la mattina per Fiumicino. Giunse la benedetta sera del mercoldì e non si vedeva nessuno. A due ore di notte spedimmo il servitore di tuo zio alla rimessa della Diligenza per cercar notizie di essa. Tornò Pietro dicendo che non era ancora arrivata. Fortuna che intanto ci fu recata la lettera che Ciro aveva nel giorno consegnata al Vetturino che portò a Roma dei Gesuiti. Altrimenti avremmo aspettato angustiosamente la diligenza tutta la notte.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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