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      V'ha benedizione a S. Maria Maggiore. Influirà, spero, anche sull'imeneo Camuccini-Massani.
      Eccoci all'articolo dei saluti. Sono i soliti per tutti voi tre. Abbiateveli adunque tenerissimi e sincerissimi quali escono dalla bocca e dal cuore di quanti qui siamo.
      Il tuo e vostro G. G. Belli
     
      LETTERA 608.
      A LUIGI FERRETTI - FRASCATIDi Roma, venerdì 17 agosto 1855 (Al mezzodì)
      Ser Gigiluigi carissimo; ho saputo che il Duca mio padrone (Ciro I° ed ultimo) prima ancor che arrivasse la tua di ieri, che giunse poi dopo l'un'ora di notte, partecipò a te ed a Chiara la mammillare operazione seguita poche ore innanzi sulla Duchessa, Serenissima sua consorte (Dio guardi), con ottimo successo. Con simile diretta ed autografa partecipazione entrò il Duca quasi armata-mano negli uficii del povero istoriografo che indegnamente son io, e spero non perdere con questo atto di padronale autorità i miei diritti alle competenze, sportule, mance, palmàrii, propine, ricognizioni, secondo gli usi, le regole e le inveterate costumanze di corte.
      Rientrando nella consueta umiltà del mio stile dirò che non avendo avuto Cristina il coraggio di farsi aprir la mammella nella visita chirurgica della mattina, dovè rimaner soggetta ad atroci spasimi per altre ore otto (cioè dalle 9 antimeridiane alle 5 pomeridiane); ma la poveretta benché stata sempre sì vigorosa nelle sue infermità, questa volta sentì una tanto invincibile ripugnanza al lasciarsi operare, che il Chirurgo volle rispettare quel suo involontario orgasmo rimettendo il necessario atto a qualche ora più tardi. Poco oltre le 5 egli tornò; ed ecco Cristina riassalita alla di lui vista dal medesimo terrore della mattina; ma riconfortata dal Melata, da Barbara, da Ciro e da chi altri erale intorno (meno la carogna del qui sottoscritto), si prestò a quanto non poteasi più oltre procrastinare.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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