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      In questo mondo di sotterfugii penerebbe ella assai! - E Carlo sta bene? tosse egli pochissimo? Sarebbe meglio niente. Arriveremo anche a ciò colla pazienza e il giudizio. Ecco a buon conto una pagina piena come un uovo fresco; ma, lo capisco, non è uovo del gallinaio di Ciro. Non dubitare: aggiungerà anch'egli. Intanto io ti abbraccio paternamente, e abbraccio insieme nonnalmente i tuoi cari figlietti. Salutarvi Chiara, Gigi, le famiglie Ricci-Lunati-Serny, e la balia e Veronala.
      Il tuo aff.mo papà
     
      LETTERA 617.
      A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, lunedì 17 settembre 1855 (Al mezzodì)
      Cara la mia Cristinella
      Ah mi dai una mentita? Ah così trattasi un bestione che ha sulla groppa 64 falciature di fieno? Uh! Che cosa è diventata oggi al mondo la gioventù! Non più un rispetto pei poveri vecchi, sieno essi poi suoceri, o padri, o nonni, o zii, o mariti, o fratelli, o figli, o nipoti, o ascendenti insomma, o collaterali, o discendenti sino alla terza o alla quarta generazione! Una mentita a un par mio! Arcade e tiberino! Una mentita a un Signore della mia qualità e del mio calibro, la cui fama vola chiarissima sino alla terra di Cesi e al vicolo delle Stalle di Corsini N° 23! Una mentita ad un pubblico ex-scrivano, al quale il Governo dà ogni mese trentacinque scudi e quindici baiocchi, un po in carta e un po in rame, affinché si contenti di non far niente! Arma e santo! tuttociò è un vituperio, una indegnità, un enorme attentato, degno di decotti d'occhi di canna. E perché un tale insulto? Per aver temuto io meschino, nella umile semplicità del mio spirito, che la lunghezza delle mie lettere potesse tentarvi, Signora Spizzichina, a far niffo e spallucce. - Insomma, Cristina mia, dalle tue parole io capisco che mi capisti, come dalle mie tu capisci ch'io t'ho capita. Fra tanti disgusti di questa vitaccia non ci sta male qualche celia, come una salsa piccante sopra i pollastri puzzolenti.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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