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      Lascio posto bianco per Ciro, il quale, pur troppo, dopo la pubblicità del bensì non ti può più vedere, per le 12 miglia di lontananza. Ti abbraccio e benedico insieme con Teresa e con Carlo.
      Il tuo papà
     
      Ho saldato a Ciro la tua listarella di settembre.
     
      LETTERA 622.
      A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, mercoldì 10 ottobre 1855: all'Avemaria
      Signora Cosa mia cara,
      Principio sin da questa sera la presente lettera, destinata a ricevere il suo compimento dimani giovedì 11. Ne dipende la fretta del gran bisogno che sento di sfogarmi per una enormità nella quale incorresti iersera quando volesti con uno straordinario fogliettino (non di vino ma di carta) annunziarmi l'inatteso e prospero arrivo di tuo marito fra le tue braccia.
      Allorché mi fu questa mattina presentato quel tuo fogliettino (ci siamo intesi) era già tardi, ed io avea da fare qualche altra cosa: non potei perciò esaminarlo più che tanto. Ma quale non fu poi il mio stupore nel ripassarlo a mente quieta? Non poteva io prestar fede a' miei occhi, che pur-pure coll'aiuto degli occhiali son ancora buoni a qualche cosa. Ah Cristina Cristina! Come mai! Di qual barbaro tu nascesti? Scrivermi secula seculorum così senza dittonghi! Saecula saeculorum si scrive, o almeno sécula séculorum. Scrissero sempre in tal modo i tuoi avi, bisavi, proavi, tritavi, arcavoli, e così addietro e addietro sino al tempo in cui (secondo almeno il Cicella) Cicerone suo consanguineo insegnava sul Tuscolo il latino agli antichi romani. Consulta, Cristina, il Sanzio, lo Scioppio, lo Scaligero, il Donato, il Porretti, l'Abate Portelli, e tutti i più affamati grammatisti della terra. Non troverai un solo saeculum senza dittongo. Interroga il Gloria Patri che vedi ogni giorno, e ti dirà: figlia mia, il dittongo ci vuole. C'è forse al mondo penuria di dittonghi?


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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