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      Tirava vento? Ne soffiava tanto qui: figurati a Fiumicino! Se gli ombrelli si son rotti, li raccomoderanno: tutto il vero danno in ciò è che per la inservibilità di essi ne aveste a soffrire nella salute voi altri. Qui oggi è giornata tranquilla. Ma quel birbo di Ambrogio! Seguire il povero Giacomo sino a codeste remote regioni per dargli guai! Mi lusingo che il tuo silenzio sull'articolo della salute si possa interpretare in buon senso. Da' per me cento baci a Teresa, novantanove a Carlo e novantotto a Giacomo. Non lasciarti mancar nulla di quanto si può avere costì, salutami i Desjardins, voglimi bene e credimi ilTuo aff.mo papà G. G. Belli
     
      LETTERA 637.
      A ORSOLA MAZIO BALESTRA - ROMA[Roma, 7 dicembre 1858]
      Mia cara cuginaI giorni passano e non migliorano; e, tristo me, non miglioro neppur io. Intanto il dì 15 si approssima, e convien pure lasciare un po' di tempo alla Sig.ra Ricci, perché possa vedere il fratello. Ho oggi dunque scritto e mandato un biglietto alla Signora, e credo sarà efficace. Così è ita innanzi questa specie di antipasto. Nei giorni seguenti poi io farò quel di più che potrò, e tu farai quel di più che vorrai. Spero frattanto che la faccenda sia accomodata. È poco, Orsolina mia, per quello che desidererei operare per la tua soddisfazione, ma il desiderio umano ha la gamba corta anche più della bugia, la quale insomma vedo che cammina assai bene, e fa bene gli affari suoi.
      Saluto tua madre, tuo fratello, le tue figlie, i tuoi figli e tua sorella e tua zia
     
      anche per tutti quei di casa mia.
     
      Vedi, mi hai fatto fare un verso e te lo do gratis.
      Di casa, martedì 7 Xbre
      Il tuo aff.mo cuginoG. G. Belli
     
      LETTERA 638.
      A ORSOLA MAZIO BALESTRA - ROMALunedì 13 xbre 1858
      Mia cara cuginaVoglio darti una prova di non avere io dimenticato le promesse che ti feci nel mio biglietto di giovedì addietro.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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