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      Ogni giorno, quando vado a messa, mi aiuta egli a vestirmi; e jeri, nel far ciò, mi disse: Nonno, che brutto vestiario! A proposito! Quando dissi da tua parte al P. Minini che tu ti consideravi come una bestia, senza sacramenti e senza chiesa, con un sorriso egli risposemi: stia tranquilla la buona Cristina, perché è una bestia battezzata.
      Due volte Monsignor Tizzani, dimorante ora in Napoli, mi ha mandato il suo decano Vincenzo a dimandar di tue nuove e del resto della nostra famiglia. Mercoldì a sera venne a trovarmi l'Avvocato Gnoli, espressamente per sapere lo stato della tua salute. Egli è convalescente d'una malattia di cinque mesi. Si trattenne lungamente da me, che quella sera era solo, essendo venuto Biagini la sera innanzi. Quello pure è acciaccatello, e si lagna, come tutti, del caldo. Ogni tanto manda ancor la Sig.ra Savetti per saper come stai.
      Porgi i miei augurii alla carissima Marietta per la sua festa del 15. Giacomo e Nanna ti salutano: io ti abbraccio e benedico, e con te Carlo,e Maria, la quale dicono essere una vespetta.
      Il tuo Papà
     
      LETTERA 641.
      A CRISTINA BELLI - FRASCATIDi Roma, sabato 20 agosto 1859
      Mia carissima figliaHai ragione, Cristina mia, e n'hai tanta da vendere, da affittare, da regalare, e te ne resta pieno un magazzino per te. Sì, la pazienza, dici benissimo, è un gran conforto nelle sventure, e, in mancanza di altri meriti innanzi a Dio, ci procura almen quello della rassegnazione. Tu lo hai, buona Cristina, questo bel dono; e colla cara tua predicuccia nella lettera di ieri cerchi d'infonderlo anche in Ciro e indirettamente anche in me. Se Ciro se ne giovi non saprei dirtelo bene: su me però fai poco frutto, mantenendomi io sempre quel bofonchione e querulo vecchio che per quanto vi si studii non sa prendere i sassi per ciambelle. Il vedermi sempre d'attorno sofferenze di coloro che amo mi affligge, mi tormenta; e benché sappia quanto chiunque che nel senso cristiano i guai debbono prendersi piuttosto per beneficii, poco valgo a sollevarmi sul fango della umana fralezza.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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