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      Né a questa verità contraddice la esistenza di alcuni poemi dati e ritenuti per esempii di stil romanesco. Mai la gentaglia di Roma non si espresse a quel modo, imperocché, a tacer qui delle stirate voci e delle non genuine frasi di cotali arbitrarie scritture, gli autori loro, che non eran plebei, vi si valsero di tutte le risorse poetiche ed oratorie, letterarie e scientifiche, di che l'incultissimo popolo andò sempre intieramente digiuno.
      A quale poi mi chiedesse perché abbia io dunque in altri tempi impiegata la mia penna in simiglianti lavori, risponderei mio intento non essere stato già quello di fissare in carte una lingua a cui meritatamente manca in Italia un posto; ma sì unicamente di introdurre il nostro popolo a parlare di sé nella sua nuda, gretta ed anche sconcia favella, dipingendo così egli stesso i suoi propri usi, i suoi costumi, le sue storte opinioni, e insieme con tutto ciò i suoi originali pensieri intorno ai più elevati ordini di questo social corpo di cui esso occupa il fondo.
      Checché, del resto, si voglia del mio intendimento di allora, Ella sa, Signor Principe, come io abbia in seguito condannati que' miei scritti, riboccanti, per necessità, di forme e dizioni essenzialmente indecenti.
      Persone di sufficiente levatura d'ingegno da innalzare a suggetto sì grave (qual'è un Evangelio) la lingua abbietta e buffona de' romaneschi, io non ne conosco, e credo anzi fermamente che qui non ne abbiamo; non potendosi considerare per tali forse due o tre goffi scopamestieri che van travestendo in pessimo romanesco or questa or quell'opera classica in servigio di scene, e col solo scopo di eccitare le risa.
      Da quanto io Le ho sin qui candidamente rappresentato Ella dedurrà, signor Principe, che il nobil suo zio Luigi Luciano Bonaparte o non avrà una versione romanesca del Vangelo di S. Matteo, o, anche ottenendola, non potrà dirittamente includerla fra le altre che già possiede in veri dialetti o vernacoli italici, poiché al tutto mancante il romanesco della qualità e di dialetto e di vernacolo del nostro idioma, appena nel caso attuale riuscirebbe ad altro che ad una irriverenza verso i sacri volumi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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