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      Il mio Ciro è, a 14 anni e pochi mesi, alto quasi quanto son io (che però non posso invanirmi sulla statura); muscoloso poi e forte più di me. Serio, di poche parole, moderato in tutto e modesto, gentile e studioso ha formato la mia consolazione. Si è da lui dato un pubblico saggio di trigonometria, geodesia e musica sul pianoforte, ed ha riportato tre primi premii, in matematica, in umanità superiore e in musica. Al primo di novembre intraprende lo studio dell'alta eloquenza e della lingua greca, oltre quello delle curve algebriche con che si suole compiere il corso delle matematiche elementari. Nella Università romana studierà poi un giorno il calcolo sublime.
      E i figli vostri dove stanno ora? Come li conoscerei volentieri!
      Nella vostra del 18 giugno mi parlaste de' miei 300 sonetti inediti, né mi ricordo se in ciò vi ho risposto. Sono essi duemila, ma da tenersi riposti e poi forse un giorno bruciarsi.
      Se avete occasione di scrivere ad Orazio Piccolomini, salutatemelo e salutatemi anche il governatore Lenti se è sempre costì. Comandate ed amate il vostro riconoscente ed aff.o amicoG. G. Belli
     
      LETTERA 666.
      A GIACOMO FERRETTI - ROMAMio caro Ferretti
      Fa maltempo per camminare ma buono per scrivere. Non potendo venire mando. Eccoti il sonetto per lo Spigolatore. Crederei che la censura non dovrebbe fargli viso cholerico.
      Te ne compiego un altro in due copie. La ediz.e in foglio la darai al tuo amico Domeniconi, che io ho creduto lodare nella tragedia, parte più sublime dell'arte da lui professata. La edizione poi più modesta te la terrai per te, e la comunicherai, se ti pare, a qualcuno de' nostri. È gran soddisfazione
     
      Miros audire tragoedos.
     
      Non sarà così de' miei versi; ma vadan pur là nella mucchia. Saluto tutta la tua famigila, e te troo i braso al coll.
      Il tuo Belli
     
      LETTERA 667.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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