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      Ora il primo non gode, ed il secondo travagliatissimo sospira il momento della calma che vede lontana.
      Il racconto vostro sulla qualità de' colloqui, che spesso avete con Cencia sul mio conto, mi commove ed accresce in me il dispiacere di averla lasciata. Vado più che convinto delle rette intenzioni di lei sulla condotta di ogni maniera che rispetto a me può aver menata. Se qualche cosa vi è di spiacevole dipende dalla natura troppo secondata da chi amò d'incontrare più favore che stima. Costoro approvano tutto, o se non approvano, consentono col silenzio. Ma la mia amica è poi di fondo eccellente, come voi pure sapete. Se io mi paragono ad essa, veggo subito tutti i suoi difettucci al cospetto de' miei molto più rilevanti. Non andate però tanto oltre colle laudi di me sino a credere e dire di poter esser da me lusingato l'amor proprio di qualunque donna, a cui rivolgessi i miei sentimenti. Persuadetevi, amico caro, che su ciò errate: ed io non ho mai fatto simili incontri. Sono però contentissimo di possedere l'affetto di chi amo, né voglio affatto che se ne chiami lusingata, ma paga. Conosco benissimo di quanto imbarazzo debba riuscirvi la differenza di gusti delle due amiche madre e figlia Roberti: e convegno con voi, che in qualunque modo operiate, ad una delle due dovrete spiacere. Consigli non vuo' darvene, ma pure vi dirò quel che ne penso, così per questo capo del passeggio, come per ogni altro. Ambedue riguardo, ma quando si dovesse meritano per necessità contentarne una sola, io contenterei sempre la figlia.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





Cencia Roberti