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      Macerataper Morrovalle
      Di Pesaro, 19 Giugno 1830
      A.[mica] C.[arissima]Mi par d'essere quel pazzo che corra appresso all'ombra del suo capo: più m'affretto a terminare i miei affari, e più la lor fine si allontana da me. Non potei subito rispondere alla vostra lettera de' 13, giunta qui il 17, poiché il corriere in partenza anticipò quello in arrivo di circa mezz'ora. Come persuadermi la necessità della mia corrispondenza? Per una lettera tollerabile ne avreste cento più vuote di zucche e più leggiere. Di rado i miei pensieri obbediscono alla volontà e al bisogno; né fra il mio cuore e la mente sembra esistere unità di azione, quindi il pericolo dell'artificio e della sterilità: vizio uno peggiore dell'altro in un carteggio, che richiesto dall'amicizia, esige sempre semplicità e copia. Non il discorso ridondante ma il fertile di grazie naturali conviene unico ad una donna sensitiva quale voi siete: ed io, mi sento quasi sempre spinoso ed amaro. Talora vi farò qualche illusione; ma quale maraviglia? La natura si stanca nel bene e nel male. Se il foglio che mi annunciate volermi dirigere potrà essere quì la sera de' 28, è certo che io lo riceverò. Sino al martedì 29 i miei interessi non hanno alcuna apparenza di volermi rendere libertà. Ma quando le cose non lascino la piega presa testè, credo assolutamente che la diligenza che passerà di quì il giorno di S. Pietro mi si ricondurrà via da questo troppo lungo soggiorno. Però non mi recherò subito a Roma. In altre faccende e in altro luogo più spiacevole dovrò impiegare un nuovo lasso di tempo indeterminabile.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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