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      Ieri non avrei potuto davvero: credetti di morire. Il tuo invito al casino di Macerata è espresso con parole che veramente mi hanno penetrato, ma non potrò davvero venire. Lasciamo stare la mia volontà personale che questa volta sacrificherei volentieri alla gratitudine che sento verso tanta amicizia. Ho altre ragioni non poche che qui non enumero per mancanza di forza nello scrivere, ma che se tu oggi ignorandole non saprai come approvarle, non le condannerai quando te le avrò sviluppate. Mi limiterò per ora a questa. La mia malattia con la convalescenza, andando anche bene, non potranno essere finite che nella calda stagione: e allora nello stato di estremo deperimento, a cui sono ridotto e di più in più mi vado riducendo, il viaggio per me sarebbe non breve e molto incomodo. Invece il luogo dove ho stabilito di andare non è distante da Roma che 60 miglia tutte piane meno le ultime due un poco ineguali.
      Esso luogo è nella provincia di Frosinone presso le patrie dei briganti. Non mi dispiacerà di conoscere nelle loro case que' figli della natura. Se sei ragionevole e quando ti avrò pure detto che i miei medici stimerebbero pel mio stato un po' troppo viva l'aria di Macerata, mi manderai assoluto. Ti prometto però sin da ora che quando potrò farlo, visiterò te e il tuo casino. - Circa il disegno, in verità è malconcio dai tarli. Il farne un altro non è più del mio tempo né del mio gusto: peggio in oggi: non avresti che la immagine di un cadavere. Appena sarò guarito ti farò invece un altro regalo che non ti piacerà forse meno.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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