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      Ieri mattina mi vi recai con un biglietto in saccoccia, giusto il mio costume, per non gettare la visita in caso di assenza del visitato! All'avvicinarmi alla porta, ne usciva un uomo vestito peggio di me, ed io perciò più galantuomo di lui. Con questa giusta prevenzione, eh là, non chiudete, imperiosamente io gli dissi. Il buon'uomo, che forse era più buono di me, lasciò aperto, stimandomi per avventura il re di Sterlicche in incognito fece un inchino, e andò giù. Gira gira per casa: nessuno. Chiamai, deo-gratias, è permesso? Nessuno. Finalmente lasciai il mio biglietto accanto a un calamaio d'argento che fui tentato di portarmi via. Ma ricordai il parallelo de' galantuomini per buona sorte di Borghi. Seguiterò le mie passeggiate e il resto. A proposito di Curiali, vostro suocero da chi era assistito qui a Roma? Non mi diceste Nasselli? È morto. Ma sarà un mio sogno d'averlo udito nominare per di lui procuratore. - E trentotto! "Com'è confusa la sapienza umana!".
      Il Sr. Francioni venne circa le 3. Io pranzavo e fui chiamato fuori dal baulle. M'aspettava vedere il Crocenzi, e vidi una fisionomia che conciliai con un nome, lo pronunziai e andai al segno. Due complimenti e non altro. Come stanno a Morro? - Tutti bene. - Ho piacere. - Servo, padrone: ed egli via, ed io a pranzo. Ciro non ci entrò punto né poco. Dunque avete scherzato o frizzato sui saluti di Ciro e sui miei? Ciro non fu veduto e non parlò, ché mangiava. Io non mandai saluti perché li avrei scritti fra poco. Però, se non avete scherzato e frizzato, stimo il S.r Francioni un don Desiderio.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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