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      Io che sovente era sì tristo quando altri al mio luogo si sarebbe chiamato beatissimo, cosa non debbo soffrire oggi che tante vere cause di malinconia mi si sono addensate dattorno E intanto se non muoio, invecchio, e la vecchiezza è per se stessa sì gran male e sì gran fonte di abbandono e sconforto! - E quel non poter più godere della consolazione di un libro? Che se pure ben di rado mi avviene di aprirne alcuno macchinalmente e per distrazione, i miei occhi vi trascorrono sopra senza la cooperazione dell'animo. Io leggo, torno a leggere, e non ne conservo un pensiere: condizione mortificante, desolatrice per un uomo che in altri tempi si sentiva formato di non sola materia. Ah! Iddio preservi sempre ogni mio più crudo nemico dalla sventura di perdere la sua famiglia e di restar solo sulla terra. Nessuna imprecazione potrebbesi lanciar più amara e terribile di questa: possa tu sopravvivere ai tuoi cari. Mio figlio è in troppo tenera età perché io ne vagheggi un conforto, che, potendo anche sorgere un giorno fra le disgrazie con cui dovrà lottare questo povero fanciullo, giungerebbe assai tardo e quando la mia logora sensibilità sarebbe incapace di gustarne le dolcezze. Uno spirito snervato e dei sensi ottusi quale compensazione offriranno ad una vita consumata nel dolore e nella solitudine? Orvia lasciamo queste vane lamentazioni, che non mi aveste da prender per uno Young arrabbiato, per un incivile spargitore di querimonie.
      Ho udito il testamento della fu vostra Zia Volumnia, la quale ha certo, riguardo a Voi, vestita la giustizia coi panni della generosità, regalandovi ciò che per contratto era già vostro.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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