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      Sarebbe dunque possibile che voi equivocaste fra la lettera di febbraio e quella di marzo? In tutti i modi sappiate non essermi in Marzo giunto alcun vostro foglio.
      Facilmente mi persuado dell'amabilità della vostra Matildina, in cui l'età non può non andare maturando le felici doti e di corpo e di spirito onde alla provvidenza piacque di favorirla. E spero, ed anzi ne sono convinto (questo però ve lo dico all'orecchio, e timidamente) che qualche di lei antica disposizione ad un certo impeto ed imperio, siasi di già dal suo carattere totalmente dissipata. La dolcezza della sua indole come voi mi dite, deve condurmi di necessità a questo consolante giudizio. Del mio Ciro, di cui avete la bontà di mandarmi notizie, non ho che motivi di conforto. Ecco un paragrafo recentissimo di lettera, in cui il Rettore da me non provocato mi parla di lui: "Il nostro Ciro a dispetto della stagione stravagantissima è stato per tutto l'inverno e vi si mantiene egregiamente in fior di salute. Grasso, tondo, colorito, non lascia a desiderare di meglio. Di cuor sempre ottimo; ed attento a' suoi doveri di buona voglia, per intimo sentimento di virtù, e per tutta brama (che senza dir con parole gli si legge all'opportunità nel viso) di esser la consolazione del padre cui egli ama teneramente e da cui ben mostra conoscere di essere teneramente amato". Egli ha compiuto il suo 14° anno nella sera del 12 aprile. Le lettere che mi scrive sono corrette, concepite e stese come potrebbero esser quelle d'un culto giovane di 20 anni.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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