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      Sono piccola mole: un foglio. La difficoltà sta ora nel farveli avere. Chi partirà per costì? Vedremo. Non ho trovato in casa il maestro Basili. Ci tornerò e gli farò i saluti vostri e della zia Ignazîna, la quale poteva mandare un saluto anche a me per pagamento di senseria.
      Le nuove che mi chiedete del mio Ciro sono ottime e per la salute e pel resto. Cresce, studia, prospera, e si fa uomo di mente e di cuore. Le mie poi non posso darvele quali la vostra buona amicizia desidererebbe. Mi tormenta sempre il dolore di testa, e ne divengo a poco a poco un uomo da nulla. Poco già sempre, figuratevi ora! Addio mia cara Matildina: siate felice quanto io ve lo desidero; e se mai Papà vi tornasse a dir Toppacchina scrivetemelo subito e ci penserò io.
     
      Il vostro affezionatissimo amico e servitoreGiuseppe Gioachino Belli
     
     * * *

     
      Alla Nobile e Gentil Donna
      Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
      Macerataper Morrovalle
      Di Roma, 26 settembre 1839
      A.[mica] C.[arissima],
      Le cose delle quali Matildina ha empito la sua lettera del 15 agosto non sono così inconcludenti come voi giudicate. Si scorge da esse la sua ingenuità che le fa dir tutto ciò che può aver piaciuto a lei ed a voi. Non cercate, per carità, di estinguere nel suo animo questo bel pregio, e solamente modificatelo quando vi parrà che ecceda in soverchia semplicità. Allorché Voi eravate in Roma al vostro tavolino scrivendo, non avevate forse bisogno di quelle sue espansioni perché ve ne mancava qui il soggetto, e perciò dovevate pensare ad altre materie; ma una giovanetta al primo fior della vita che rivede anche prima del tempo le persone più care alla sua famiglia, se non sa frenarne la sua gioia e la comunica a un altro amico lontano con franche parole non fa che quanto avrete fatto ancor Voi alla età sua innocente.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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