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      Ma quel santo miracoloso n'entendit raillerie e fu salvo. - Addio
     
      Il vostro amico e servitore veroG.G. Belli
     
     * * *

      Alla Nobile e gentil Donna
      Sig.a Vincenza Perozzi, N.a M.sa Roberti
      Macerataper Morrovalle
      Di Roma, primo febbraio 1840
      G.[entilissima] A.[mica],
      Col solito indugio di parecchi giorni mi è giunta ieri la vostra del 26 perduto gennaio, e per buona mia sorte mi ha essa trovato in circostanza di salute alquanto men triste che non accadde alla sua precedente: altrimenti restavan in purgatorio sì l'una che l'altra. Nella seconda voi accennate un timore di mia infermità: nella firma del 26 dicembre non faceste un sol cenno di simil suggetto, benché dalla mia del 12 (alla quale la vostra era responsiva) mi pare non ve ne venisse delineato un bel quadro. Lungi dal diminuirsi i miei dolori di capo sono andati a grado a grado aumentando; ed io dopo soddisfatto a tutti i miei giornalieri impegni di varia natura, non ho altra forze che di trascinarmi alla mia poltrona per rimanervi fino a che la voce del dovere non mi richiami a vita come la tromba del giudizio universale. Allora chi può pensare a lettere? Lo stesso mio figlio ne va spesso di mezzo. Adesso alle altre mie brighe si è aggiunto il segretariato dell'Accademia tiberina, al quale sono stato eletto dopo esser passato per la terna di presidente; e, come ciò non bastasse mi è stata raddossata la direzione del Tesoro della storia ecclesiastica, vastissima opera che quì si stampa in latino da due dottissimi Romani.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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