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      Questi barbuti son lasciati tranquilli, ma anche troppo tranquilli, perché, riputati generalmente la parte più leggiera della società, se ne fa poco conto, e difficilmente lasciansi correre nella loro carriera. Ciro abbisogna di formarsi uno stato nel Foro, e il cominciare col volto pieno di barba gli nuocerebbe molto ai solleciti progressi. Sarà, è ancora, un pregiudizio, ma quando il pregiudizio vive, e di più alligna nella mente di chi può, sarebbe prudenza il disprezzarlo? Allorché la riputazione sociale è formata, è lecito azzardare un po' più che non pria di formarla. Tornando a dire qualche altra parola sui diportamenti di Ciro verso Matilde, mi dorrebbe poi assai se, calcolato anche il di lui carattere, fossero essi incivili. Quasi, ma non so come dirlo, quasi v'incaricherei di quest'altra vece paterna col pregarvi a fargli conoscere che ciò va contro il dovere e a rovescio de' miei sentimenti: Voi però regolatevi colla vostra prudenza. Né io ho creduto dirgliene io stesso alcuna diretta parola, potendo ciò per avventura dispiacervi. Forse però col crescere la familiarità, potrà aumentarsi in esso la pieghevolezza verso codesta cara fanciulla. E in quanto ad altri sentimenti più teneri, aspettiamo: chi sa? Parmi che di francese Ciro ne sappia troppo poco per istruire Matilde. Salutatemi tutti uno per uno, e permettetemi che finisca perché sono stanco, ed oltre a ciò diluvia e non vedo quel che mi scrivo.
     
      Sono di cuore il Vostro affezionatissimo amicoG.G. Belli
     
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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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