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      A parecchi altri qualche saluto e una visita ogni anno, seppure. Del resto io vivo sempre ritirato, ed ogni giorno mi trovo più misantropo del giorno antecedente, cadendo qui in acconcio la parola misantropia da voi usata nel vostro poscritto.
      Ciro vi ritorna mille saluti; altrettanti vi prego farne in mio nome a Pirro, a Matilde nonché alla Marchesa e a Checco allorché scriverete a Morrovalle, ed altresì a Rita ed Ettore, quando, siccome dite, verranno a trovarvi costì.
     
      Il vostro affezionatissimo e obbligatissimo amico e servitoreG.G. Belli
     
     * * *

     
      Alla Nobile e gentil Donna
      Sig.a Vincenza Perozzi N.a M.sa Roberti
      Macerataper Morrovalle
      Di Roma, 29 Xcembre 1846
      A.[mica] C.[arissima],
      Per rendervi gli augurii del capo-d'anno anche in nome di mio figlio, ho atteso il costui ritorno da Orbetello (stato toscano) dov'egli trovavasi all'arrivo della vostra lettera del 20. Gli ho io dunque comunicato il vostro foglio, ed egli mi incarica di essere presso di Voi e della vostra famiglia l'interprete de' di lui sentimenti, simili in ciò ai miei, desiderandovi entrambi quelle stesse felicità che voi ci augurate.
      La stagione è assai strana anche in Roma; ed abbiamo, oltre il resto, sofferto triste conseguenze di una ben significante inondazione del Tevere.
      In quanto a me, vado sentendo i miei reumi invernali, ma fino ad ora non ho mai avuto necessità di guardare il letto, come è accaduto negli anni passati. Ma quanto la vorrà andare in lungo?
      Il sonetto che mi avete trascritto è un pasticciaccio.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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