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      Voi dicevate: la mancanza di carta mi fa terminare: proseguirò nell'ordinario venturo. Io previdi dunque un incrociamento di lettere, e per evitarlo mi posi ad attendere quel vostro proseguimento, onde poi rispondere a tutto insieme, e significarvi contemporaneamente che se gli augurii del 5 non gli espressi in carta li formai in cuore. L'augurio infatti non è una parola ma un sentimento. Intanto però il vostro proseguimento va tardando, ed io voglio anticiparvi i miei pensieri sulle diverse parti della vostra lettera interessante.
      L'impiego di quasi intiero il vostro tempo in atti relativi alla vostra figlia non può sorprendere alcun'animo [sic] retto né temer censura da chi specialmente conosce la potenza dell'amor de' figliuoli, e lo stato di orgasmo che si prova nel vedersi lontani da queste sì necessarie parti della nostra esistenza. In quegli improvvisi viaggi però, in quegli accessi subitanei di desiderio, in quegl'impeti di volontà non colmabili che da una istantanea soddisfazione, lì riconosco chiaramente la madre, e nella madre la donna, e nella donna la mia buona amica Vincenza Roberti-Perozzi, che fu sempre impaziente di contraddizioni e di ostacoli.
      Nulladimeno il motivo delle attuali vostre velleità è sì sacro e sì puro che a darvici torto bisognerebbe prima pensarci due volte. Comunque però la sia, mi par sempre certo che i vostri incontrastabili pregi Vi hanno in ogni epoca della vita guadagnati amici indulgentissimi; e la esclusiva deferenza non è poi il più efficace elixire per corroborar gli animi contro gli attacchi della volontà. Vi ho fatto una predicuccia, eh?


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





Vincenza Roberti-Perozzi Perozzi