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      No, cara Cencia, non dovete udire in me che un amico il quale esprime celiando le sue idee intorno alla vita morale di noi povere macchinette. Nel caso attuale, a buon conto, voi avete forse più ragione di me, e chi sa se io ne' vostri panni non facessi peggio di voi.
      Vi ringrazio delle obbliganti parole che mi dite circa al mio prossimo viaggio per Morrovalle. I giorni però che passeremo insieme non potranno essere che pochissimi, secondo il rigoroso diario che mi sarà forza di osservare in quella occasione e in quel tempo. Voi stessa farete tacere in ciò la vostra cortesia e parlar la ragione. Mi converrebbe allungare i giorni come Giosuè. Il matrimonio progettato da vostra sorella, e così favorito dai voti di tutta la parentela, mi par cosa da non disprezzarsi; e per poco che s'incontrasse il genio de' due giovanetti io vi consiglierei ad accettarlo. Mi dorrebbe anzi moltissimo che da parte della mia casa nascessero motivi atti a prevenir l'animo della cara Matildina e attraversare le mire della buona zia di lei, la quale non merita questo rammarico. Il cuore dev'esser certamente consultato in progetti di matrimonii; ma io credo che a formare la felicità di due sposi basti un moderato affetto unito a molta stima. Se poi su queste basi riposi anche l'edificio di una brillante fortuna, come potrei io cooperare onestamente a confermarvi ne' vostri antichi divisamenti in favore di un'altra alleanza? Incontrerei prima la mia stessa disapprovazione, e poi quelle di tutti i vostri parenti, per non dire di tutti gli uomini virtuosi.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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