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      Ma non varrebbe egli meglio che questo buon servo di Dio zappasse la vigna del Signore, e lasciasse in pace i poveri morti colle sue vie più belle, colle sue soglie del cielo, colla terra fella, colla orditura di miserie, e la respirazione di luce, e la disunazione de' mortai, e gli scabelletti di raggi, e tutta quella tantafera di zacchere con cui va impiastricciando le pietre delle sepolture? E Voi, Signora cultrice esimia delle lettere belle, perché non lo consolate con cinque lettere bellissime dandogli il nome di Fra Zucca o Fra Asino? - Intanto non me lo menate più fra gli stinchi. Stando alla vostra opinione sul conto di vostro cognato mi duole se mi sono ingannato nel buon concetto che ho formato di lui. E certo è bene che sino ad ora nulla ho in esso rimarcato che non sia degno di stima. I suoi modi son disinvolti, civili ed ameni: il suo spirito è sveglio e piacevole: le sue attenzioni per la sposa assidue e delicate. Che ne aveva io da pensare? Con tuttociò il malumoretto che sembra volersi rinnovare o mantenere fra lui e voi altri, mi disgusta e rammarica: queste sono faccende da sbrigarsi poi a voce. Intanto i malaugurosi pronostici vostri per la tranquillità futura della sposa mi turbano anch'essi, perché io amo questa figlia dei Cini.
      Della M[arche]sa Solari dopo le vostre poco buone notizie ne ho avuto di simili dal can[oni]co Vecchiotti, fratello del maestro di Cappella di Loreto. Povera Signora! Vive molto penosam[ent]e e fa non meno penare la buona Ignazîna.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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