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      [Guar]datevi dunque d'ora innanzi di spacciare tanto francamente quei [non] è possibile, io sono invariabile, il giudizio che ho formato una volta [per] me è immutabile... e cose simili. Io mi compiaccio di aver contribuito a [for]mare un nodo sì bello. Ma più sono contenta di averlo predetto fin da quando ero in Roma con voi.
      Dimani Mamà spedisce a S. Giusto il Presciutto ad un vetturale chiamato Giuseppe Ruggieri, ed io vi aggiungo l'involto della musica. Se il primo non vi piace accettarlo, prendetevi l'incomodo di farlo gettare nel Tevere; la seconda torna ad essere perfettissimamente di vostra proprietà. Né io v'impongo certo la legge di donarla a mia Sorella! Colui che dona deve spogliarsi affatto di ogni dritto sull'oggetto donato e quello che riceve può disporne a suo talento. Ma che vi aveste detto voi, se io vi avessi regalato uno spartito di musica al patto che lo aveste passato a Tacci? Mi avreste con ragio[ne] risposto che voi non fate il sensale! Se al contrario io vi avessi mandato lo spartito senza alcuna condizione, e voi di vostro moto proprio ne aveste fatto un presente a Tacci, o a chiunque altro, non vi sarebbe stato nulla da ripetere. Io vi dissi che mi sarei fatta un merito con Zina di quella musica; ma intendevo farvi quella confidenza nel modo che si comunicano fra amici i pensieri; né avrei supposto che voi mi formaste un dovere invariabile della mia stessa volontà! E se io avessi cambiato idea, e mi fosse venuto l'estro di regalare ad un'amica porzione di quella musica (quale supponeva di mia proprietà) non avrei potuto, mentre voi avete scritto dettagliatamente a Loreto, che erano undici pezzi, tutti bellissimi, sei di questi francesi, quattro istrumentali etc.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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