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      Amico car[issi]moOra che sono sicura della vostra dimora in Roma vi scrivo. La mia delli 8 maggio giunta costì in vostra assenza mi fu fatta riscontrare da vostra moglie col mezzo di mio socero... Essa mi fece dire che voi non volevate in modo alcuno dirigere la educazione istruttiva di Matilde. Questa chiara dichiarazione mi mortificò non poco perché mi fece conoscere che io avevo per tanto tempo insistito in una cosa che voi non volete fare, ma perdonate, la colpa è vostra. In tutte le vostre lettere voi mi avete sempre ripetuto che ve ne credete incapace, adducendomene alcune pretese ragioni. Amico mio, se vorrete mettere da parte la modestia, conoscerete bene che questo motivo non poteva mai persuadere persone che vi conoscono, e perciò vi stimano assai. Ecco il motivo per cui, non valutando le vostre proteste, ho seguitato a darvi tante seccature. Ma se voi mi aveste detto prima, che non volevate occuparvi dei [sic] studi di Matilde per la bella ragione che vi seccava, io avrei taciuto immantinente, e nel mentre che voi non sareste stato importunato, io non soffrirei il dispiacere di esservi stata tanto nojosa. Ora dunque fa duopo [sic] che mi diciate se vostra moglie, o io abbiamo preso equivoco nel giudicare de' vostri sentimenti, e siate certo che io mi regolerò in avvenire a norma della vostra risposta.
      Finalmente ho ricevuto il Letronne. Questo se lo aveva ritenuto mio cognato Ettore per studiarlo, e lo ha trovato tanto bello che ne ha ordinato una copia per se. Vi farei ridere se vi narrassi tutte le incrociature, ed i male intesi che sono accaduti per passarvene i baj:[occhi] 60 d'importo.


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Lettere a Cencia
Volume Primo e Secondo
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 246

   





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