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      ... dove per l'appunto si trovavano le dispense e i tinelli della servitù. Drollino indovinò che quella silenziosa comitiva erano ladri.
      Non si sgomentò, non smarrì nessuna delle sue facoltà. Senti un'acre gioia di averli veduti, di potere sventar i loro progetti. - Ah! birbanti! - pensò con trasporto.... - or ora vi servo io!...
      Svoltò l'angolo della villa, si mise pel fossatello, e, scivolando come una serpe per l'erba agitata dal vento, fu in un lampo alla corte rustica. Svegliò il fattore, un vecchio animoso, che alla sua volta destò e fece armare frettolosamente cinque o sei dei più arditi famigli. Guidata da Drollino, la piccola comitiva avviata a sorprendere i malviventi si recò nel luogo accennato dal fanciullo. Allorchè vi giunse, i ladri, che non si erano ancor avveduti di nulla, erano già intenti a smovere l'inferriata d'una delle finestre a terreno, in faccia ad un corritoio che metteva capo al tinello, dove alla sera si rinserrava l'argenteria.
      Drollino capitanò la schiera dei famigli sino al riparo d'una vicina macchia d'oleandri; poi si spinse solo, strisciando come un rettile, finchè giunse quasi accanto ai ladri. Allora si voltò, accennando ai suoi di farsi avanti. Ma in quel momento volle fatalità che la luna, liberandosi inaspettatamente dalle nubi, piovesse sul mistero muto di quella scena una viva striscia di luce mercè la quale il viso da zingaro di Drollino e la sua mano alzata a far cenno, riusciron visibili ai ladri.
      Questi, lasciata sul momento l'inferriata, si diedero a fuggire precipitosamente.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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