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      Essa non aveva più l'aria sgomentata; era un po' pallida, ma su quel passeggiero abbattimento dei tratti, che dolcezza infinita di contento, che luce ridente, quanto raggio di gioia, d'un orgoglio nuovo, appassionato! Un sorriso lievemente estatico le posava sulle labbra ed ella riusciva a gran stento a strappare ogni tanto dal volto del Duca il suo sguardo, invincibilmente affascinato.
      Il Duca, quieto, ilare e molto bello, nel suo elegante tout de même inglese, rispondeva ad intervalli alla involontaria fissità degli sguardi di lei, con certe rapide e molli carezze dell'occhio. E con una compiacenza, non meno paga e sincera, guardava pure i cavalli che il capo di scuderia gli andava accennando e che i mozzi della tenuta facevano passeggiare avanti e indietro a fianco della vittoria.
      Egli li esaminava, socchiudendo per vederci meglio, uno dei suoi splendidi occhi azzurri.
      Faceva il possibile onde persuadere gli astanti d'essere al fatto di quanto costituisce la difficile arte dell'allevamento equino, ma le sue cognizioni in proposito, limitate al dispendioso sì, ma ristretto dilettantismo dei più dei giovanotti eleganti, non impedivano che ogni tanto gli scappassero detti certi maestosi strafalcioni, che la Duchessa aveva per vangelo, ma che sortivano un ben altro effetto presso gli altri. Qualche sorrisetto spuntava qua e là sui volti abbronzati; mozzi e palafrenieri scambiavano certi sguardi, ch'erano vere salve di canzonatura. Il Duca non se ne accorse, e incoraggiato da un intimo sentimento della propria disinvoltura, volle scendere, per scegliere un cavallo da sella, ch'egli destinerebbe al suo uso particolare.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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