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      Ond'è che agli ospiti in generale, Milla, con quella sua contegnosità enigmatica, riesciva meno simpatica di quella allegra Baronessa, sempre e così schiettamente cordiale. E Olga cominciava a trovare più facili, più piani i rapporti col Duca.
      Il loro passato non li imbarazzava punto. Olga, colla sua semplicità sapiente, con quella sua inalterabile uguaglianza d'umore, l'aveva abolito. Con una manovra, d'un'audacia senza pari, aveva fatto punto e da capo. Era convenuto che fra lei e Giuliano non esisteva più se non l'amicizia.
      Il Barone, dopo aver accompagnato sua moglie ad Astianello, era partito per certe caccie maremmane, ma promettendo di tornare per riprenderla e condurla poscia nel Mezzogiorno. Anche quello era un matrimonio che andava benissimo.
     
      Si aspettava la colazione in giardino. Olga, seduta in una poltrona americana, si dondolava con una mossa pigra, che le stava bene. Milla, appoggiata alla balaustra del terrazzo, coglieva dei gelsomini; accanto a lei, la Contessa Garbi tentava con molto, ma vano buon volere un acquerello infelice. Più in là, due o tre signore si ostinavano al croket, col concorso degli uomini della brigata. Giuliano solo, postosi dietro la Contessa Garbi, guardava l'acquerello progredire, e pareva approvarne caldamente l'esecuzione; ma ogni tanto il suo grande occhio azzurro si distraeva.
      - Mia cara Milla, tu disegni, nevvero? - chiese dolcemente la Baronessa.
      - Avevo principiato, ma ora non disegno più, dacchè ho visto quanto è difficile per noi donne.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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