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      - Quante sciocchezze! - rispose. - Ora datemi un mandarino, e state zitto.
      Mentre sbucciava il mandarino, mandò di sbieco una lunga occhiata verso Milla, che calma, dignitosa, ma un po' pallida, guardava ogni tanto laggiù, verso loro.
      Perchè non hai voluto venir con me nel drag?
      pensava la Baronessa. "Guarda ora!"
      E si voltò verso Giuliano:
      - Vi prego, fatemi fresco.
      Gli porse il suo ventaglione di piume d'aquila, ed egli cominciò coscienziosamente a farle fresco.
      - Il caffè.... - ordinò bruscamente la Duchessa, - di là.... in sala!
     
      Drollino era capo di scuderia, disponeva e preparava gli attacchi, assegnava il posto ai cocchieri e ai palafrenieri. Egli non saliva mai a cassetto. Pure una volta gli accadde di farlo. E fu così.
      La Duchessa voleva andare, sola, ad un certo santuario distante quasi tre miglia da Astianello. Accanto a quel santuario, in un vecchio convento, pochi frati agostiniani esaurivano quietamente l'esistenza propria e quella della casa. Fra essi si trovava il confessore della Duchessa, il buon sacerdote a cui era toccato il facile còmpito di guidare quell'anima innocente e soave. Essa andava a trovarlo ogni tanto, facendosi per lo più accompagnare da una vecchia cameriera. Suo marito, compiacente qual'era, le permetteva queste debolezze, col patto, ben inteso, di non farsene complice.
      In quella notte, nella stanza coi parati celesti c'era stato un gran silenzio. Giuliano e Milla, turbati entrambi, avevano finto ognuno un sonno straordinario. Milla stava immota, tutta raccolta al suo posto, cogli occhi spalancati nel buio, colle mani strette tenacemente sul petto.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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