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      Eppure Milla continuava ad astenersi dalle scene; essa non gli rivolgeva mai la parola, non lo guardava. Era sfinita, non provava che un immenso disgusto, un imperioso bisogno di assopirsi, d'annientarsi nell'oblio. Oh! se avesse avuto sua madre! Se avesse potuto chinare sul seno d'una vera amica la sua povera testa così greve ed ardente e narrare, piangendo, la sua sventura! Ella, che aveva tanto d'uopo d'amore, di simpatia! Si sentiva, per la prima volta in vita sua, supremamente offesa.... Quando vedeva Giuliano, il suo orgoglio di donna onesta si ribellava, imponeva silenzio all'amore. Essa non poteva parlargli, non poteva guardarlo.... La forza della volontà aveva e serbava alzata una barriera che pareva di ghiaccio. Ma dietro a quella barriera, il povero cuore di donna sanguinava lentamente, in silenzio!...
      Il giorno dopo, fu chiamato il medico del villaggio. Era un buon diavolo, onesto e capace. Giudicò, colla sua semplice esperienza, che la Duchessa avesse, più che altro, bisogno di riposo; e, vedendo che le circostanze, il tramestio degli ospiti non si prestavano guari all'attuazione di questo desiderio, pensò di parlarne francamente al Duca. Ma il caso aveva disposto altrimenti. Nello scender le scale, s'imbattè in una vecchia signora, la quale prese a informarsi minutamente della salute di Milla, e finì coll'alludere discretamente alla possibilità d'uno stato interessante.
      Povera contessa Nemi, ci teneva allo stato interessante di Milla! Ai suoi tempi, era il solo male che patissero le spose, ed essa non ne intendeva altri.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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