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      Di Giuliano non le importava affatto; pure seppe così bene simulare presso di lui che, nell'animo di questi, quel po' di rimorso relativo che s'era andato formando a fatica, tacque subitamente per dar luogo ad una specie di vigliacco dispetto! Olga se ne avvide, e, mentre saliva nel legno che doveva condurla alla stazione, mandò in su uno sguardo rapido, ma strano, verso la finestra chiusa della camera di Milla. E lasciò per lei i più affettuosi, i più cordiali saluti, certa di rivederla presto, perfettamente guarita, fresca come una rosa. E frattanto ella stessa era bellissima, forte e formidabile nella pienezza vigorosa delle forme. Era molto attraente così, in abito da viaggio. Le sue pelliccie non l'infagottavano punto come infagottano il più delle signore; parevano avvolgerla come il manto d'una regina selvaggia.
      E Giuliano rimase solo coll'ammalata.
      Non già un'ammalata grave. Di tifoidea nessun indizio; la febbriciattola non cresceva, e veniva solo ogni tanto. Milla s'era alzata per salutare la vecchia signora, amica di sua suocera, e anche per assicurarla che ora stava propriamente benino. Ma, dopo la partenza degli ultimi ospiti, era tornata a star così così. Non usciva più di camera, mangiava poco o nulla, e ogni tanto si metteva a piangere in silenzio. Con Giuliano non scambiava che qualche rara e indifferente parola. Era esausta di forze, ma resisteva, e in quella lotta, che nessuno avvertiva, la sua energia si consumava. Il suo era uno di quei graduati sfinimenti a cui certi temperamenti femminili si prestano fatalmente.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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