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      Egli aggrottò le ciglia e parve scontento.
      - Oh, bella! - continuò Milla, sempre più infervorata nei suoi progetti. - Ci vanno tutti, ci voglio andare anch'io. E voglio vedere a giocare; chissà che non m'arrischi io pure; sapessi quanto mi rincrebbe di non poter venir con te il giorno in cui ci andasti! Ti ricordi di quel giorno? Non mi sentivo bene, e rimasi a casa. Non volevo far parere, ma mi struggevo di venir anch'io a Monaco!
      Giuliano fece una strana smorfia, e balbettò fra i denti qualche parola.
      - Ma stavolta - continuò Milla - questo capriccio me lo voglio levare. Sissignore, giocherò anch'io, e vedremo se la perdita di qualche migliaio di lire farà venire, a me pure, la faccia da scomunicato che avevi tu, la sera, quando tornasti.
      Le venne voglia di ridere, e rise infatti, celando il visino nella profumata bianchezza delle rose.
      Egli s'era voltato bruscamente; per buttar via lo sigaro.
      Una brezza freschina passava di lì, suscitando nell'erba un tremolìo di amoerro, e facendo dimenar le cime alle rose, come se fossero tante testine di piccole fate dubbiose. Milla alzò di nuovo il viso, aspirando con gioia la frescura di quell'arietta.
      Girò attorno lo sguardo, vide quella bella villa signorile, così idilica, colla sua verde cintura di arrampicanti. Vide il giardino ridente e il piano maestoso e i colli vicini, e tutto ciò le parve bellissimo. Allora pensò che Giuliano, il suo fedele Giuliano, era pure molto bello. E la vita dunque non era forse bellissima anch'essa?... Chiuse gli occhi, e, paga, col cuore riboccante di gratitudine e di dolcezza gioconda, mormorò sommessamente:


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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