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      - Milla si fidava, e ciò le giovava immensamente. Persisteva nella sua impresa, sostenuta dal pensiero che tutte queste difficoltà le incontrava per Giuliano, per procurargli il piacere di una sorpresa. E nei momenti critici, quando le pareva proprio di non poter più reggersi in sella, guardava intensamente Drollino, attingendo il sangue freddo nella calma scintillante di quello sguardo, certa che, in ogni caso, la mano di lui l'avrebbe sorretta. Ah, sì, Drollino era proprio un buon maestro!
      Siccome il tempo era limitato, le lezioni si ripetevano ogni giorno, benchè, a dir vero, quell'esercizio violento, al quale non era abituata, stancasse non poco la Duchessa. Quando scendeva di sella, a mala pena si reggeva in piedi, e bene spesso, per uscir dal maneggio, doveva appoggiarsi al braccio di Drollino. Oh, com'era stanca.... tanto, che s'abbandonava quasi, così spossata com'era, sul saldo braccio del giovane maestro.
      Il ritorno del Duca pose fine al primo periodo delle lezioni.
      Egli era pallido, sbattuto; ma ne accagionò presso Milla la stanchezza della nottata, trascorsa in ferrovia. Era un po' nervoso, un po' inquieto; gli affari si complicavano, ma egli voleva spuntarla ad ogni costo, e però gli toccherebbe d'assentarsi ancora, forse, più volte. Portò, oltre ai pandouce ed ai canditi, una splendida collana di corallo e una ventina di gingilli in filagrana. Milla ne fu così lieta che si mise a piangere di contentezza, e non rifiniva di ringraziare suo marito. Ma Giuliano non pareva gustare moltissimo quella sfuriata di ringraziamenti, e forse per interromperli chiese d'un tratto:


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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