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      Nel lato settentrionale del recinto l'erba era umidissima, e la rugiada si ostinava a serbar lucido lo zoccolo di pietra dell'unico monumentino che vantasse il cimitero. Qualche aristocratica croce di ferro si notava ancora in quel lembo riservato, ma era tuttora nell'ombra. Nel lato soleggiato era la fossa comune, quella dei poverissimi del comune. Al centro s'alzava una buona croce di legno, forte e poderosa, e bastava per tutti i morti di quella classe.
      La porticina pareva chiusa. Drollino, nell'entrare, aveva avuta la precauzione d'accostarla.
      Non si moveva punto.... Stava rannicchiato appič del muricciolo, silenzioso, immobile come le tombe senza nome che lo attorniavano.... Era livido in volto e teneva gli occhi sbarrati, ma sui tratti cosė alterati, recava, come incisa, l'espressione immutabile d'una selvaggia determinazione.
      A un tratto s'alzō, e d'un salto, aggrappandosi alle tegole, sollevō il capo oltre il livello del muricciolo.... scrutando collo sguardo l'aperta campagna.
      Aveva scelto bene il suo posto di agguato. La strada maestra passava, scendendo, davanti al piccolo cimitero. Oltrepassandolo d'un trar di sassi, faceva un gomito con una brusca voltata. Dall'altro lato della via, il terreno si rompeva in uno scoscendimento ripido, terminando in un burrone ghiaioso, che ai tempi di piova si mutava in un torrentello. Quello era forse il solo punto della via che richiedesse un po' d'attenzione in chi transitava di lā. Anni addietro, un carrettiere ubbriaco s'era ucciso, precipitando col suo mulo da quell'erta traditora.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180