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      Esse non lo sapevano, ma egli le vendicava in un punto solo, Mia e Milla!
      No! la Duchessa non doveva correre il rischio delle rivelazioni d'un mascalzone! E se moriva anche lui, questo mascalzone; ebbene, meglio così, il segreto che, svelato, potrebbe uccidere la Duchessa, morrebbe con lui e col Duca, laggiù, in quel burrone.
      Mia giungeva in quel momento, al passo, davanti al muro del cimitero.
      Drollino cessò di pensare. Sorrise, alzò la pistola e sparò.
      Fu un tonfo terribile.
      Subito, in strada, s'udì un galoppo sfrenato, poi un grido di donna disperato, acutissimo.
      Drollino balzò in piedi, s'avventò al vertice del muricciuolo e guardò in giù.
      Mia, furente, fuggiva a precipizio per la discesa con degli sbalzi violentissimi. Il Duca, stravolto in viso, tirava le redini a dritta e a sinistra con tutta la forza dei polsi; accanto a lui, invece di Battista, c'era una donna.
      Teneva il capo rovesciato all'indietro, il cappello le era caduto, e Drollino ravvisò la Duchessa.
      Rimase un secondo come fulminato. Poi urlò - Cristo! - s'avventò all'altro lato del muricciuolo, spiccò un salto e cadde sulla via. Si rizzò colle mani insanguinate. Mia, in preda al suo parossismo di terrore, precipitando per la china giungeva in quel momento. Faceva scarti violenti che sconquassavano l'americana, aveva la criniera al vento, le nari fumanti.
      Il Duca, cogli occhi smisuratamente aperti, gridava: aiuto! Era pazzo di terrore, fissava il burrone verso cui si sentiva irresistibilmente trascinato. Gettò un urlo e chiuse gli occhi.


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Mia
Romanzo
di Ines Castellani-Fantoni Benaglio (alias Memini)
G. Galli Editore Milano
1884 pagine 180

   





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