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      Chi s'ostina a negarlo, buon pro per lui!
      E non occorre dire che la lingua nostra non si pieghi ad una prosa robusta, elegante, snella, tenera quanto la francese. La lingua italiana non la sapremo maneggiare con bella maniera né io né tu, perché tu sei un ragazzotto ed io un vecchio dabbene e nulla piú; ma fa' ch'ella trovi un artefice destro, ed è materia da cavarne ogni costrutto. Ma questa materia non istá tutta negli scaffali delle biblioteche. Ma non lá solamente la vanno spolverando que' pochi cervelli acuti che non aspirano alla fama di messer lo Sonnifero.
      In Italia qualunque libro non triviale esca in pubblico incontra bensí qua e lá qualche drappelletto minuto di scrutinapensieri, che pure non lo spaventano mai con brutto viso, perché genti di lor natura savie e discrete. Ma poveretto! eccolo poi dar nel mezzo ad un esercito di scrutinaparole, infinito, inevitabile e sempre all'erta e prodigo sempre d'anatemi. Però io, non avuto riguardo per ora alla fatica che costano i bei versi a tesserli, confesso che qui, tra noi, per rispetto solamente alla lingua, chiunque si sgomenta de' latrati dei pedanti piglia impresa meno scabra d'assai se scrive in versi e non in prosa. Confesso che per rispetto solamente alla lingua e non ad altro, tanto nel tradurre come nel comporre di getto originale, il montar su' trampoli e verseggiare costa meno pericoli. Confesso che allo scrittore di prose bisogna studiare e libri e uomini e usanze; perocché altro è lo stare ristretto a' confini determinati di un linguaggio poetico, altro è lo spaziarsi per l'immenso mare di una lingua tanto lussuriante ne' modi, e viva e parlata ed alla quale non si può chiudere il vocabolario, se prima non le si fanno le esequie.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Sonnifero Italia